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La laguna di Venezia, tra letteratura e cinema
Quando nel settembre del 1950 John O’Hara recensisce sul New York Times l’uscita di Di là dal fiume e tra gli alberi di Ernest Hemingway, romanzo ambientato fra Trieste e Venezia, non ha paura di definirne l’autore, all’epoca già famoso per Addio alle armi e Per chi suona la campana, lo scrittore più importante da William Shakespeare in poi. E lo fa ricordando da una parte l’impressionante bagaglio di opere, fra romanzi, articoli e racconti brevi, che il cinquantunenne Hemingway ha pubblicato nei suoi precedenti ventisette anni di ininterrotta scrittura e testimonianza letteraria, e dall’altra attaccando senza mezzi termini i suoi detrattori, colpevoli a suo dire di voler a tutti i costi riportare alla mediocrità dell’uomo comune – e come tale irascibile, alcolista, bugiardo o codardo – una personalità artistica di quello spessore. Di lì a qualche anno Hemingway si aggiudicherà il premio Pulitzer per Il vecchio e il mare (uscito nel 1952, mentre la premiazione risale all’anno successivo), quindi il Nobel per la letteratura (nel 1954) e sebbene una parte della critica non la pensi esattamente come O’Hara riguardo quel suo romanzo “lagunare”, proprio la storia dell’affranto Richard Cantwell si ritrova oggi al centro di un rinnovato interesse, con la recente conferma che ne verrà girata una prima versione cinematografica affidata al regista Martin Campbell, con Pierce Brosnan nel ruolo di Cantwell. Neozelandese, classe 1943, Campbell ha una vasta filmografia alle spalle ed è conosciuto per aver diretto film quali La maschera di Zorro (1998) e per aver inaugurato con successo tanto la serie di James Bond che ha visto Pierce Brosnan protagonista – è suo, infatti, l’esordio dell’attore nel ruolo, ovvero GoldenEye, del 1995 – sia quella con Daniel Craig, che segna anche una precisa evoluzione nella rappresentazione del celebre personaggio creato da Ian Fleming. Nelle mani di Campbell, infatti, e seguendo il filo della sceneggiatura scritta da Neal Purvis, Robert Wade e dal premio Oscar Paul Higgins, James Bond si trasforma in una versione di se stesso più contemporanea e matura, rivelandoci un uomo certamente più cupo (e muscoloso) dei suoi illustri predecessori, il cui status di icona però non è per nulla intaccato, ma anzi sapientemente “riscritto” per il presente. Il film è Casino Royale, del 2006, ed è già un classico, perché rappresenta a tutti gli effetti uno spartiacque fondamentale nella narrazione sul grande schermo dell’agente segreto più famoso al mondo. Di là del fiume e tra gli alberi, dal canto suo, racconta invece la parabola di vita di un colonnello cinquantenne che dal 1946 è di stanza a Trieste – territorio che dal giugno 1945 al 1954 è stato occupato dalle truppe americane e inglesi – pluridecorato eroe di guerra che sente ormai solo il peso della divisa che indossa ed è oppresso da un persistente senso di fine dovuto, oltre che all’esperienza della guerra, alle sue precarie condizioni di salute. Ambientato fra le eleganti sale mondane dell’Hotel Gritti e dell’Harry’s Bar di Venezia e con l’onnipresente laguna a fare da set naturale delle vicende, il romanzo si snoda lungo il corso del Tagliamento e segue la relazione dall’inquieto Cantwell, affetto da complicazioni cardiache, con una giovane nobildonna veneziana di appena diciannove anni, Renata, la quale rappresenta il perfetto contraltare del suo arrabbiato argomentare contro il mondo. In molti hanno scritto che spesso la storia prende la forma di un intenso e iroso soliloquio, quasi una sorta di trattato o testamento dell’autore/protagonista quando tocca argomenti come l’amore, la guerra, i ricordi, il futuro. È anche, allo stesso tempo, un’autocritica e un’autodifesa, un’opera in cui, infine, la morte è percepita in modo improvvisamente reale e imminente, pervasa in ogni riga da quella «maturità della disperazione» di cui si legge nell’introduzione. E proprio la laguna dove si cacciano le anatre e si coltivano i vigneti, ora increspata ora docile, attraversata da gondole veloci manovrate da barcaioli più o meno esperti e affabili, popolata di dame eleganti e concierge affettati, diventa lo sfondo ideale, così nebbiosa e rarefatta, perché lo spazio e il tempo del racconto si sovrappongano, e finiscano per confondersi in lunghi flashback in cui il protagonista prova a mettersi a nudo. Le riprese del film diretto da Campbell inizieranno già nei primi mesi del 2017, mentre i primi sopralluoghi sono già stati effettuati: non ci resta allora attendere per rivedere, quanto prima, la laguna di Hemingway al cinema.
Testo Silvia Schirinzi
Foto Paolo Monti