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Il vino come il cinema
Attore favorito del leggendario regista americano John Carpenter, in tempi recenti è diventato uno dei volti più amati da Tarantino che lo ha voluto per Death Proof e The Hateful Eight. Kurt Russell dovrebbe essere abituato alle interviste, e invece no, fa una gran fatica – dice – ma s’illumina con un enorme sorriso quando parla della sua passione: il vino. Camicia con le maniche rivoltate, un paio di jeans e scarpe lucidissime ai piedi, Russell ha il fascino degli uomini che hanno qualcosa da raccontare e sanno farlo: «Mi piacciono i ruoli di cui non è chiara l’appartenenza. Quando non salta subito agli occhi se stanno dalla parte dei buoni o da quella dei cattivi. Mi piacciono le sfaccettature, le zone d’ombra, sono sempre più interessanti da interpretare».
«Non mi piacciono le interviste». Kurt Russell inizia con questo preambolo molti dei suoi incontri con la stampa. Si lamenta, sia pure con un sorriso. «Il fatto è che non sono bravo con queste cose, voglio dire tanto, tutto subito, non mi spiego bene e così non riescono mai come vorrei». Strano per un artista che, a 65 anni, ne ha collezionati 55 di vita sotto i riflettori. Kurt Russell infatti ha iniziato a bazzicare gli studi televisivi e i set cinematografici quando aveva solo dieci anni. A dodici recitava accanto a Elvis Presley in Bionde rosse brune. Walt Disney in persona gli offrì un contratto e lo fece diventare una giovane star della casa di produzione di Topolino. Erano gli anni ’60, un decennio dopo arrivano i primi progetti adulti. Contrariamente a quanto accade a molte giovani star, Kurt Russell non ha dovuto lasciare il mondo del cinema per sopraggiunti limiti di età, anzi. Alcuni dei film girati nel corso della sua giovinezza sono diventati dei grandi classici della settima arte: Fuga da New York, La Cosa, Grosso guaio a Chinatown, Tango & Cash, Fuoco Assassino, sono i titoli più popolari.
Il suo ultimo ruolo al cinema è stato nei panni di un eroe vero, l’addetto alla sicurezza Jimmy Harrell in Deepwater Horizon, che racconta l’incendio dell’omonima piattaforma petrolifera nell’aprile del 2010. Nel 2016 invece è stato il cacciatore di taglie, irascibile e violento, John “The Hangman” Ruth nel western di Quentin Tarantino The Hateful Eight. Prima di allora però, per qualche tempo sembrava sparito dalla circolazione.
È vero, ho diradato un po’ la mia presenza sul set perché mi sono dedicato ad altro, al mio grande amore per il vino – mi piace da sempre, ma la vera passione è sbocciata grazie a un film.
Quale film?
È successo nel 2007, quando con Quentin Tarantino stavo girando Death Proof (Grindhouse – A prova di morte è il titolo italiano n.d.r.). Eravamo sulle colline di Santa Rita a nord di Los Angeles. Fui meravigliato di trovare in quell’area vini buonissimi. Da sempre sono un discreto conoscitore di vini, mi piacciono, me li gusto, ma in quel momento ho capito che desideravo imparare qualcosa di più su questo meraviglioso prodotto della natura. Prima ancora, bisogna ricordare che io e Goldie (Hawn, n.d.r.) abbiamo sempre fatto lunghi viaggi per l’Europa portandoci dietro le nostre biciclette. L’Italia e la Francia sono le nostre mete preferite – amiamo la Toscana e la Borgogna. Ci piace pedalare in campagna, specialmente fra i vigneti. Di tanto in tanto ci fermiamo in qualche cantina e assaggiamo i differenti vini della zona che stiamo attraversando.
Quindi come si è evoluta questa passione?
Ho preso lezioni da due amici produttori—ho un bellissimo ricordo della mia prima vendemmia: mi misero in mano un paio di cesoie e un cesto. La prima cosa che feci, con il mio primo grappolo d’uva, fu tagliarmi. Ecco la mia prima esperienza con la vendemmia: troppo orgoglioso per lamentarmi, trattenni il grido di dolore e nascosi la ferita finché non recuperai un paio di guanti da giardinaggio e continuai la mia educazione al favoloso mondo della produzione vinicola. La vendemmia è un momento magico, una festa. Finalmente, ora anch’io ho il mio marchio, GoGi, che produco nella regione di Santa Barbara in California. Il mio prodotto di punta è un pinot nero biodinamico.
Essendo un amante del vino, lo sarà anche del cibo.
Assolutamente sì. Io amo il vino con il cibo. Mi spiego: il cibo è il motivo per cui amo il vino. Per me non si è mai trattato di sedermi e bere una bottiglia da sola, senza accompagnamento. Per come la vedo io, il vino e il cibo sono due elementi intrinsecamente indissolubili.
Con cosa ama accompagnare una bottiglia di vino?
Adoro la carne, soprattutto la selvaggina, caccio il cervo americano, la sua carne è ottima, soprattutto se accompagnata da un buon bicchiere di rosso. Lo sa che un solo cervo fornisce carne per un intero anno? Caccio anche fagiani, Goldie è bravissima a cucinarli.
Lei e Goldie passate molto tempo nel vostro ranch in Colorado. Che rapporto ha instaurato con quel luogo?
Lo adoro. Vado a cavallo ogni giorno e mi occupo personalmente del bestiame, di pascolare gli animali. È un posto molto tranquillo, appartato, che mi permette di isolarmi dal mondo, di uscire dalla bolla di Hollywood.
Le è capitato di dire di no a qualche ruolo al cinema per seguire la sua passione vinicola?
Mi è capitato. Ma non darei la colpa al vino, piuttosto le parti non erano interessanti abbastanza da allontanarmi dalle mie botti, quello sì, lo posso ammettere. Sono ad un punto della mia vita nel quale, fortunatamente, posso scegliere. Se un ruolo è intrigante abbastanza, va bene, accetto, altrimenti mi dedico alla vita personale. E poi non ci sono tante differenze fra fare un buon film e fare un buon vino.
In che modo sono simili?
Si tratta di arte, per entrambi devi avere le idee molto chiare sin da subito, ancor prima di iniziare, e devi conoscere il tuo mestiere. Se hai questi punti fermi allora sia creare un film che produrre un buon vino ti riusciranno bene, se queste premesse non ci sono ottieni quello che ti capita, e non sarà mai un prodotto di qualità. Non sarà mai un’opera d’arte. Per fare un film s’inizia da una storia, che potrebbe essere rappresentata dal vitigno, poi ottieni le uve, ovvero gli attori che rappresenteranno la storia. Il regista è il viticoltore, il proprietario del vigneto. Il modo in cui curi il tuo vino è il modo con cui racconti la tua storia. Il momento della raccolta dell’uva è come il montaggio di un film, prendi solo il meglio e, alla fine, le singole immagini, le singole scene diventano quell’unica omogenea e meravigliosa opera che è un buon film, come un buon vino.
A proposito di combinazioni vincenti, lei e Goldie Hawn siete uniti da ormai 35 anni a questa parte. Qual è il segreto di una delle poche relazioni che a Hollywood funzionano e durano?
Non abbiamo un segreto. Non saprei. È una domanda che ci fanno spesso e a cui non so rispondere. Io sono in grado di farla arrabbiare tantissimo e lei è in grado di fare altrettanto con me. Non è così che fanno le coppie che sono insieme da tanto tempo? Si ride, si piange, ci si emoziona. Forse è questo il segreto, sapersi emozionare insieme.
Intervista a Kurt Russell
Testo Francesca Scorcucchi
Foto Maarten de Boer