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Primavera, è ora di Baselworld
Baselworld è la fiera dell’orologeria più importante del mondo: ogni primavera riunisce più di un migliaio di espositori di orologi di lusso, gioielli, diamanti, perle, pietre preziose e macchinari e utensili connessi al settore.
Molti dei reportage che raccontano l’aria che si respira tra gli stand di Basilea parlano di un clima rilassato, cordiale, dai tempi diluiti, si direbbe quasi d’altri tempi. E, in effetti, è lo spirito stesso della manifestazione a essere “d’altri tempi”: la Cadrans Flückiger di Saint-Imier, che dista poco più di un’ora da Basilea, è una delle più antiche attività orologiaie della Svizzera, essendo stata fondata nel 1860. Nel 2014 il New York Times ha visitato la fiera per raccontare la storia di una delle tradizioni più antiche e riconoscibili del mondo, quella orologiaia elvetica, appunto. Eppure, il concetto di “orologio svizzero” non è sempre stato sinonimo di abilità artigiana impareggiata e cura estrema per i dettagli: fino al XIX secolo il primato della produzione e l’innovazione orologiaia è stato prima tedesco e olandese e poi inglese, e soltanto con l’avvento di figure importanti come Abraham-Louis Breguet e Frédérick Japy – l’inventore a cui si deve l’applicazione di un nuovo tipo di calibro alla neonata produzione industriale – la Svizzera è riuscita a «produrre più dei centri rivali».
Diversi fattori hanno concorso alla nascita del connubio fortunato tra Svizzera e orologi: innanzitutto l’operosità, parte integrante e imprescindibile del dna elvetico, ma anche la politica: uno Stato profondamente decentralizzato, dove i livelli politici e organizzativi vanno dall’esecutivo nazionale alle valli più recondite, sembra fatto per ricalcare, in grande, la divisione del lavoro e la precisione che caratterizzano il lavoro dell’orologiaio.
Sorprendentemente, anche la geografia e il clima svizzeri hanno avuto il loro peso nella costruzione del mito. Nell’Ottocento i contadini iniziarono a trascorrere i rigidi inverni alpini impegnando il loro tempo nella produzione di parti di orologi, per alimentare il fiorente mercato di marchi che all’epoca era nato a Ginevra, meta degli Ugonotti in fuga dalle persecuzioni di cui erano oggetto in Francia.
All’inizio del Novecento la Svizzera, ormai tallonata dagli Stati Uniti nella produzione internazionale, riuscì a cambiare tattica, inserendosi nel mercato con orologi di ottima qualità a fasce di prezzo medie. Marchi come Longines, Patek Philippe e Vachteron ri-orientarono la loro attività per corteggiare il consumatore americano.
I numeri di Baselword raccontano un mercato che gode di una salute più che buona: nell’edizione del 2016 Basilea ha registrato 145 mila visitatori provenienti da più di 100 Paesi del mondo, come hanno specificato gli organizzatori della fiera in un comunicato. C’erano inoltre 4.400 persone impiegate nell’editoria degli orologi e dei gioielli di lusso, segno di un’attenzione mediatica per il settore in costante aumento. Gli espositori registrati di norma si aggirano attorno alle due migliaia (l’anno scorso la cifra si è fermata a 1800), e si tratta delle marche più rilevanti del mondo: Hermès, Bulgari, Rolex, Mondaine, Hamilton e Tudor sono tutte presenti a Basilea, e contribuiscono al fascino e alla riuscita della manifestazione.
Visitandolo nel marzo del 2015, lo stesso Times notava, non senza sorpresa, come a Baselworld chinarsi sul polso di un completo estraneo per valutare composizione provenienza e prezzo dell’oggetto che porta non sia un segno di maleducazione, ma anzi «semplicemente un modo per salutarsi». Nella più grande esibizione mondiale di ingranaggi, casse, cinturini e cronografi di fascia alta del mondo, il visitatore trova un microcosmo dove l’innovazione più visionaria incontra l’antica tradizione artigianale svizzera. Ne viene fuori un ibrido affascinante, il risultato di un incontro di abilità ottocentesche e previsioni sui trend del futuro prossimo. Baselworld ha i piedi saldi nel passato, pur essendo proiettata verso il domani.
Testo Davide Piacenza
Foto Baselworld 2016/Courtesy of Baselworld
Foto Michele Tantussi/Getty Images
Foto Harold Cunningham/Getty Images