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- Saint Barth
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Le onde di Pierre Carreau
Nato nel 1972 nei dintorni di Parigi, cresciuto in una famiglia di artisti: la biografia di Pierre Carreau è come una strada fatti di bivi e di inversioni. Probabilmente proprio a causa delle parentele artistiche, infatti, la sua prima ribellione è cercare una strada “seria”, studiare economia per poi trovare impiego nel settore tech. Ma il richiamo dell’arte continua a vivere dentro di lui e, dopo un po’ di anni di lavoro in azienda, Carreau decide di dedicarsi alla fotografia, specializzandosi in immagini legate a sport acquatici come surf e kite-surf, sport che pratica lui stesso.
Nel 2004 un’altra importante decisione lo porta insieme alla moglie e ai figli piccoli a trasferirsi sull’isola di St. Barts, una di quelle scelte che potrebbero andare sotto il nome di “cambio vita”. «Quando si è presentata quest’opportunità, non abbiamo esitato neanche un secondo», dice lui, «poi adattarsi è stato più facile di quanto ci aspettassimo, l’isola è piccola, la vita molto ben organizzata, e non ci manca niente, l’adattamento è stato rapido e facile». Il fotografo francese definisce l’isola «un incrocio tra raffinatezza francese, generosità caraibica ed edonismo americano» e dice anche che il fatto di essere sulle rotte di un turismo di fascia alta ha permesso all’isola di non essere aggredita sul piano ambientale e urbanistico.
Qui a St. Barts Carreau ha continuato a lavorare come fotografo e, in particolare, si è dedicato a un progetto che ha preso il nome di AquaViva. Si potrebbe definirlo un portfolio di onde, si potrebbe definire Carreau un fotografo di onde. Ma c’è qualcosa di più e di diverso. Le immagini dell’artista francese sono trattate al punto da trasformarle quasi in figure astratte, figure da interpretare, nelle forme e nei colori. «È evidente che al mostrare preferisco il suggerire», racconta il fotografo, «amo le sculture e gli oggetti, sono da sempre affascinato da forme e volumi, in qualche modo sono sempre stato frustrato dal fatto che fotografia e pittura abbiano solo due dimensioni, l’effetto tridimensionale delle mie immagini risponde certamente a questa frustrazione». Come tutti i creatori, però, Carreau ci tiene a non svelare i suoi segreti, cioè il modo in cui tratta le immagini, il modo in cui la combinazione tra acqua, luce e movimento trova una configurazione che sembra, appunto, superare la bidimensionalità. Più propenso invece a raccontare la lezione che si può trarre dalle onde: «Cerco di catturare e di offrire a chi guarda il ruolo essenziale che le onde giocano nelle nostre esistenze e per il pianeta». Ma c’è anche un aspetto simbolico che a Carreau giustamente non sfugge. Le onde rappresentano allo stesso tempo la potenza e qualcosa che svanisce ed evapora in un tempo brevissimo: «Fissando le onde regalo loro una vita eterna», dice. La forza e la fragilità insieme, i riflessi di luce, il suono prodotto dal loro movimento: chiunque si trovi di fronte allo spettacolo delle onde è portato a spingersi in profondità o a connettersi armonicamente con gli elementi della natura: «Le onde», dice Carreau, «mi hanno insegnato che una cosa a prima vista aggressiva e pericolosa può essere trattata come energia positiva». Un’energia che sembra irradiare la sua scelta di lasciare la città per un’isola dei Caraibi, l’idea di una quotidianità a stretto contatto con gli elementi della natura, in un luogo piccolo, popolato di residenti che vivono in una rara forma di armonia.
L’atmosfera di St. Barts trova in Carreau un’incarnazione perfetta. Un’isola con una bella energia e un respiro cosmopolita. Un luogo dove si può trovare la tanto sospirata tranquillità ma che non è schermato rispetto alla potenza degli elementi naturali. Un punto ideale per la contemplazione, ma perfetto anche per la conoscenza degli altri, come le immagini del fotografo, uno spazio che esprime un largo raggio di emozioni.
Testo Cristiano De Majo
Foto Pierre Carreau